Archivi del mese: novembre 2013

Sabato – 30 – lego


Il Week End s’avvicina e a dire il vero non ho più la spasmodica attesa del “Sabato sera” che avevo tanti anni fa. A quindici anni ad esempio già il Lunedì era il primo giorno in cui aspettare il Sabato. Poi si stava in giro poco, io al massimo fino a mezzanotte, e per ovviare al problema, uscivo di casa alle sette e mezza.

Bè, ovviamente erano altri tempi ma pensando a questo argomento ho pensato giusto ieri (mentre facevo la cacca) a quali sono le motivazioni che spingono un trentenne a dare meno peso al Weekend.

Prima cosa: l’età. Da giovane si ambisce a vivere la notte perché è un mondo che prima era precluso. La discoteca, l’automobile, la colazione in Autogrill sono tutte cose che difficilmente alle scuole medie uno prova. E appena ha la possibilità di provarle, come per ogni novità, si innamora.

Ma come per tutte le cose, l’innamoramento diventa abitudine: io ho passato per almeno una decina di anni ogni fine settimana tra locali e discoteche e per me andarci ora è una cosa normale, per non dire noiosa; cambiano i tempi, ma le dinamiche di quei tipi di locali sono sempre le stesse: il locale si riempie, la gente balla, il vocalist grida “Su le mani”, la gente si devasta ai tavoli, poi si accendono le luci. Fine.

Bello, ma dopo tante volte uno si abitua, e non riceve alcun effetto dalla cosa: pensandoci mi piacerebbe rivivere con gli occhi di un diciottenne la prima volta in discoteca!

Altro punto a sfavore di noi non più giovanissimi: c’è meno gente della nostra età in giro. Non conosco un ventenne che il Sabato se ne stia a casa, ma un trentenne magari ha famiglia e si vuole godere una serata con i propri cari. Quindi cosa succede? Si esce e ci si trova tra gente con 10 anni in meno che quando ti picchia contro ti dice “mi scusi”.

Un po’ ci si sente a disagio, e allora ‘fanculo: usciamo per una birretta e godiamoci la compagnia degli amici piuttosto che la ressa. Mangiamoci una pizza e poi dopo l’amaro a casa. Oppure stiamo a casa sul divano a guardarci un film senza il pensiero che domani dobbiam lavorare.

Semplicemente, non è una sconfitta essere indifferente al weekend, ma lo paragonerei ai Lego: da piccolo ti fanno impazzire ma più cresci più scopri altre cose che ti danno piaceri diversi, talvolta più intensi. Talvolta ci giochi ancora, o avresti piacere a giocarci, ma sai bene che l’emozione di aprire la scatola del Galeone dei Pirati e del montarlo, purtroppo, non sarà la stessa della prima volta.

pirates_6243-1


Dormire


Ieri ero malaticcio, probabilmente influenza, ma sono un figo e oggi sono guarito.

Sono stato rincoglionito tutto il giorno e ho lottato con il mal di testa: finché sono in edicola la cosa è gestibile ma dall’ufficio ho bisogno di essere concentrato altrimenti faccio disastri.

Disastri non ne ho fatti, ma che fatica!

Poi sono tornato a casa, ho mangiato il minestrone, ho fatto la cacca e alle 8 sono andato a letto.

Il mio fisico ha lottato tutta notte contro la malattia e stamattina sono un leone. Non sono più abituato a dormire così tanto e sono iperattivo, mentre dieci anni fa era la norma: raramente dopo una serata mi alzavo prima di mezzogiorno.

Oggi, alle nove e mezza al massimo sono in piedi.

E se capita per sbaglio di dormire quel paio di ore in più, mi viene pure il mal di testa!

Rimpiango le dormitone non stop.


Calcetto


Ho trovato questo! Fa molto ridere


Pornazzi


Ieri mi è arrivata la linea Adsl a casa e per battuta sul Facebook ho scritto “Evvai di Pornazzi!”.

Ho ricevuto tanti “mi piace” e ne è nata una discussione sulla masturbazione (ma va?).

Ogni tanto ritorno sull’argomento e trovo sempre curioso quanto la masturbazione, specialmente quella femminile, sia sempre un tabù.

Non c’è niente di male, è il semplice rispondere a un’esigenza fisica che spesso non si può soddisfare magari per impossibilità di partner, o magari perché un partner non lo si ha.

Poi, per carità, c’è il picco durante il periodo scuole medie quando gli ormoni fanno un po’ ciò che gli pare e i maschietti alla fine della fiera han sempre il pisello in mano. Ai miei tempi si lavorava di fantasia inventando scene che nemmeno il miglior Saleri potreva inventare, oggi si ha l’imbarazzo della scelta.

E poi una volta era tutto una scoperta: la prima volta che ho toccato una tetta dal vivo mi sono rivissuto gli highlight per un paio di mesi, adesso le ragazzine fanno pompini a 12 anni; non che ai miei tempi non succedesse, ma erano una rarità e le ragazze atte a certe pratiche erano guardate con disprezzo dalle coetanee ma con gran rispetto e stima dai coetanei.

Oggi si usa meno la fantasia perché ci si trova la pappa pronta con un bel pornazzo mentre una volta i c’erano solo riviste con le pagine appiccicaticce che ci si passava in segreto in cui la depilazione non era contemplata.

Quindi ragazzi e ragazze che leggete il blog (che tra l’altro è il più letto di Chiari), perché per una volta non provate a chiudere gli occhi e immaginare quello che vi piace di più? Non deve essere per forza qualcosa di sporco, piantiamola di dare all’erotismo una connotazione così “cattiva”. Immaginate una maglia in cui si intravede il seno di una donna, o magari anche uno sguardo provocante che, credetemi, può attizzare di più di una double penetration.

Credetemi, non sto dicendo cazzate. Alla prossima smanettata (o sgrillettata) mi ringrazierete. Ah, fatemi sapere (ma magari lavatemi le mani prima).


Appena in tempo.


Questa settimana ho fatto le foto per ben quattro serate di fila, e per essere agli inizi sono partito in quinta.

Il problema è che non ero preparato: negli ultimi tempi avendo meno impegni nei locali mi sono un po’ pantofolato e ho rallentato i miei ritmi: invece che 3 o 4 long island e seratona, mi accontentavo di una birretta e di un film.

E il mio fisico, Sabato sera, si è incazzato. Colpa del freddo o del destino, ora vi spiego.

Sabato ero in un locale a Brescia e indossavo tutto contento la mia T-shirt che funge da divisa; il locale non era pienissimo ma ho fatto foto a destra e a manca e mi sono bevuto un coktail prima di andarmene.

Salito in macchina ho sentito una fitta alla pancia, preludio di dissenteria ma, stoico, ho pensato bene di resistere fino a casa: che vuoi che sia una fittarella se non un dovuto avviso del corpo che mi dice che c’è qualcosina che non va?

Dopo aver imboccato la tangenziale ho chiamato Melissa che mi attendeva a casa sveglia perché avevamo una cosa importante da discutere, ma dopo pochi istanti è arrivata la fitta numero 2 che non era più un avviso bensì un allarme. Ho detto a Melissa che ci vedevamo a casa e ne avremmo discusso al mio ritorno. Anzi, prima sarei dovuto andare in bagno, poi avremmo discusso di quello che voleva.

Sudavo freddo. A Cazzago la terza fitta. La situazione era come quando nel Bunker di Lost non hanno inserito la sequenza di numeri ed è successo il patatrack!

Tutta la mia attenzione era nella respirazione e nel non pensarci. Avevo dei seri dubbi sul fatto che non l’avrei tenuta fino a casa, e avevo persino paventato di fermarmi a farla in un campo, ma credetemi, non è così semplice. Se uno si immagina la situazione, il campo è deserto e isolato, quasi fatto apposta; la realtà è che per quanto ti addentrassi in un qualsiasi campo sei sempre sul ciglio della strada ed è un attimo essere illuminato dai fari di qualche auto, cosa non particolarmente gradevole mentre si caga. Per di più, pioveva pure. E poi, con cosa mi sarei pulito?

Altra fitta, ero quasi a Chiari.

Giuro, tremavo e sudavo copiosamente. Cercavo di fare meno movimenti possibili e nemmeno cambiavo più marcia. Già pensavo alle conseguenze se mi fossi cagato addosso: che vergogna! Il mio ego ne sarebbe uscito distrutto ma ormai ero sotto casa.

Ho lasciato la macchina aperta in mezzo alla strada e ho camminato come un burattino fino alla porta. L’ascensore sembrava non arrivare mai e stavo delirando in tutte le lingue del mondo.

Sono entrato, ho dribblato Melissa e il cane meglio di come avrebbe fatto Messi, mentre avevo le convulsioni in tutto il corpo.

Poi, mi sono seduto sulla tazza. Ancora un solo minuto e la mia storia avrebbe avuto un esito diverso.

Alla fine, Melissa che voleva parlarmi di una cosa seria, ha optato per pigliarmi per il culo fino a quando ci siamo addormentati,


Esordio


Ieri è stato il giorno del mio esordio come fotografo.

Nemmeno ho la reflex, quindi me la sono fatta prestare dal mio collega, che mi sta insegnando, ma è stato un bene: un paio di persone hanno detto che è una macchina della madonna (infatti, lo è),  me non me la sentivo di fare troppo il figo dicendo che era mia; ho detto che la mia al momento non la potevo usare.

Effettivamente non è stato proprio una bugia: non la posso ancora usare in quanto l’ho ordinata e devo ancora ritirarla.

Però, nel bene o nel male, le foto le ho fatte. Ho seguito le impostazioni che mi ha consigliato il mio collega e ho anche azzardato qualche modifica che a parer mio per le condizioni di luce del locale era anche abbastanza azzeccata.

Credo che comunque io debba ancora “farmi l’occhio”, ma soprattutto togliermi la ruggine.

Per l’occhio ci vuole l’esperienza, per la ruggine basta essere disinvolti e solitamente un paio di cocktails aiutano parecchio. Ieri ho bevuto soltanto un’acqua naturale perché gli alcolici, renderanno sì disinvolto, ma la mattina dopo li paghi con gli interessi.

E stasera, replico. Domani pure. Domenica idem.

Minchia!


Aspettando il tecnico


Scrivo dal telefono.
Sono a casa e sto aspettando il tecnico per il collaudo della caldaia.
Il tecnico è in ritardo, ovviamente.
L’ho chiamato e ha detto che tra 10 minuti è qua.
Il problema é che mi scappa la cacca, se la faccio adesso potrebbe disturbarmi durante il sacro atto.
Però se ritarda io soffro.
Ecco, volevo solo avvisarvi


Una serata squallida


Ieri pomeriggio, finito quello che avevo da fare in ufficio a Ospitaletto, mi sono avviato verso la stazione.

Inizialmente i miei viaggi erano in bicicletta ma dopo che mi hanno rubato qualsiasi pezzo rubabile di ben due bici (sebbene fossero legate), ho desistito e ho cominciato a farmi una passeggiata di mezz’oretta a piedi.

Nonostante sia una grossa perdita di tempo, non mi dispiace camminare perché posso ascoltarmi un po’ di musica con serenità. Ieri appunto stavo ascoltando un album di Janis Joplin e questo mi rallegrava nonostante piovesse come dio la mandava.

Sono arrivato in stazione fradicio perché l’ombrello mi riparava ben poco e sono andato al riparo ad aspettare il treno. La stazione era vuota e buia.

Nello spazio tra una canzone e l’altra ho sentito dall’autoparlante queste parole “… scusiamo per il disagio”. Non capendo perché Trenitalia volesse scusarsi con qualcuno ho provato a cercare gente che potesse illuminarmi.

Del personale alla stazione, ovviamente, non c’era traccia. Ho cercato di capirci qualcosa guardando lo schermo sporco delle partenze e arrivi e questo, tra macchie di sporco mi annunciava che il mio treno era stato soppresso.

Dunque le scuse di Trenitalia erano rivolte a me, ma per quello che potevo farmene, potevano ficcarsele in culo.

Mi sono seduto nella sala d’attesa, attendendo appunto il treno successivo che sarebbe arrivato un’ora dopo. Nella stessa stanza, fredda e sporca, c’era un asiatico che continuava a bere caffè della macchinetta e una ragazza di colore con un’amica, cui dopo si è aggiunto un altro ragazzo di colore che tra l’altro aveva una voce bellissima.

Per evitare qualsiasi contatto sociale mi sono messo le cuffie fingendo di ascoltare musica, ma il cell era spento per risparmiare batteria: ero agli sgoccioli e poteva servirmi.

Dovevo far pipì, ma di un bagno nemmeno l’ombra. Sono andato vicino ad una siepe e ho fatto una super pisciata e una super scorreggia che in sala d’aspetto non ho fatto per rispetto delle persone presenti. Se avessi visto un’altra persona, magari extracomunitario, fare quello che ho fatto io, sarei rimasto schifato, non pensando che potesse essere un’esigenza fisica da espletare in qualsiasi modo possibile, vista l’assenza di toilettes.

Ho passato un’ora di una noia mortale ascoltando i ragazzi che parlavano di cose da ragazzi e ogni tanto cercando di vedere se l’asiatico avesse qualche attacco di cuore a furia di bere caffè, ma non è successo niente di che.

Poi è arrivato il treno. Ero quasi felice di abbandonare quella stazione tetra, la pioggia e la saletta fredda ma salito sul treno ho capito che la situazione era ben peggiore: il treno era sporchissimo, i bagni non funzionanti (per fortuna non avevo aspettato a pisciare) e le luci non funzionavano. Non so per quale motivo ho pensato alla canzone “Night train” dei Guns n Roses.

Mi sono seduto su un sedile a caso, illuminato dalla poca luce esterna. Ho appoggiato lo zaino sul sedile accanto e con entrambe le mani tenevo l’ombrello per non bagnare i sedili, chiedendomi quanti avessero mai usato questa premura.

Ho volto lo sguardo verso il finestrino, e ho sospirato pensando a quanto squallide fossero state quel paio d’ore della mia vita: tornare dal lavoro a piedi perché mi avevano rubato le bici, trovarsi la sorpresa di un treno soppresso, attendere in silenzio in una stanza fredda e sporca il treno successivo e infine trovarmi un po’ impaurito in un treno buio che probabilmente fosse stato illuminato mi avrebbe fatto ancor più schifo.

A diciotto anni, una giornata tipo di dieci anni dopo, me la sarei immaginata diversa. E questo pensiero mi ha dato una gran tristezza.

<<Scusi?>>

Una voce alle mie spalle.

Era il controllore che chiedeva il biglietto. Sono sobbalzato. Ho l’abbonamento, l’ha controllato, ha salutato ed è uscito per sempre dalla mia vita.

A casa, sono pure stato rimproverato da Melissa che, preoccupata, non avendo avuto più mie notizie era in pensiero. Ho provato a spiegarle che il cell si era completamente scaricato, ma è servito a poco.

Insomma, da lì a poco, con un po’ di amaro in bocca me ne sono andato a letto.

Stamattina all’alba pioveva ancora.

Poi improvvisamente ha smesso ed è uscito il sole.

E, sempre improvvisamente, la tristezza mi è passata.

Non è poi così triste essere triste, se le piccole cose danno felicità.

foto


La dolce vita – Quarto potere


Oh ma, il Lunedì in televisione non c’è proprio nulla. Ieri c’era la partita dell’Italia ma era talmente noiosa che, complice Melissa andata a letto presto, ho deciso per un dvd.

Ero propenso a un film sempliciotto in quanto Venerdì sera, preso da voglia di film colto, mi sono guardato La Dolce Vita.

Credendo fosse un film facile.

Bè, sticazzi.

Oltre che lunghissimo e senza trama era un film veramente impegnativo ed io, non essendo un critico ma un semplice appassionato ignorante, ci ho capito assai poco. Ho anche chiesto aiuto ad un mio cliente amante di Fellini che mi ha detto che effettivamente è una fotografia molto reale dell’epoca e di quel tipo di personaggi a Roma e il capolavoro sta proprio in quello.

Bè, mio malgrado, non l’ho capito e non l’ho apprezzato.

Appunto per questo motivo avevo quasi paura ieri a guardare Quarto Potere film da molti definito un capolavoro, forse addirittura uno dei film più belli della storia.

Ebbene, era davvero un capolavoro, l’ho capito e apprezzato.

Non starò a filosofeggiare o a recensirlo, non ne sono in grado ma mi limito a consigliarlo garantendovi che ne vale la pena.

La cosa strana è questa: l’ho preso alla Feltrinelli al costo di 9,90 Euro. Stamattina ho mandato in resa il primo film di Checco Zalone uscito con Sorrisi e Canzoni, e questo costava 12,90.

Li ho visti entrambi, e credo immaginerete la mia conclusione e il mio conseguente disgusto.

quarto potere


Le prime foto dopo anni.


Sabato, armato di Refex in prestito, ho fatto le foto in due locali.

A dire il vero non ero ancora pronto a farle, ma ero in crisi per mancanza di fotografi e mi sono immolato per coprire le mancanze. Ovviamente ero affiancato da qualcuno che ne sapeva più di me.

Se siete assidui lettori del Blog (che tra l’altro è il più letto di Chiari) ricorderete che le foto le facevo anche anni fa al Bierbauch, quando ancora nessuno le faceva. L’unica differenza era che avevo una macchina indecente e non mi importava di come uscissero le foto.

Adesso invece ho dovuto imparare tutto: esposizioni, tempi, iso e tutte quelle cose che mettendo la macchina in “automatico” non servirebbero. La cosa comunque mi è piaciuta e sto pensando di utilizzare anche il flash in manuale, giusto per essere capace a far tutto.

Non ero imbarazzato, anzi mi sono trovato fin troppo a mio agio (complice pure qualche coktail) e ho scattato in due locali con risultati migliori di quelli che auspicavo.

La cosa mi piace: chissà, magari ne farò davvero un lavoro.