Che odio / Che apprezzo #2


Una cosa che odio.

Le bestemmie, in generale.

Una cosa che apprezzo.

Quando mia figlia, senza motivo, grida “Nghee!”


Vikings / Dark


Attenzione, potrebbero esserci spoiler già dalla prossima riga.

Ieri ho finito di guardare Vikings: la mia passione per questa sera è inversamente proporzionale al proseguire della storia.

Se all’inizio era veramente interessante e, perché no, intrigante, dalla quarta stagione in poi è diventato un’accozzaglia di puttanate e di eventi prevedibili (per esempio quando durante una battaglia il re Inglese viene trafitto da una spada, se la sfila, vede Gesù e torna a combattere. Mah).

Insomma, era più il tempo in cui guardavo il telefono di quello in cui guardavo la tele.

Ma io ho il brutto vizio che quando inizio qualcosa, lo devo per forza finire, a meno che la cosa non diventi veramente pesante; eh si, se per Vikings ho fatto un sacrificio enorme, per Dark non sono proprio riuscito a farlo.

Sebbene tantissime recensioni ne fossero entusiaste io in vita mia non mi sono mai, giuro mai, annoiato tanto. Ogni puntata era proprio un dolore fisico quindi, a metà della terza stagione, ossia a pochi passi dalla fine, ho deciso di impiegare meglio le 4 ore restanti della stagione. Giocando a Pes, se non ricordo male.

Sarà che sto invecchiando e le cose complicate mi scocciano?


Signorina


Mi sono sentito proprio un allocco ieri, a 38 anni suonati, quando ho realizzato che il testo di “La mia signorina” di Neffa, non parla di una donzella ma di droga leggera che si fuma.

Pensandoci bene avrei dovuto intuirlo da frasi come:

  • Voglio lei perché brucia sempre
  • Però la mia signorina cerca sempre il sole
  • Mi lascia andare lontano tanto poi lo sa che io ritorno qui 

Invece nulla: scoperto ieri. Pensa un po’. Perbacco. Che vita grama.

Ehi, non è che io sia uno sprovveduto: sapevo già che “Ohi Maria” degli Articolo 31 tratta lo stesso argomento, “Non vivo più senza te” di Antonacci di una fellatio e “Greygoose” di Cremonini di un doposbornia susseguito ad un amplesso e alla richiesta di una fellatio mattutina.

Mi sono fermato a riflettere: di una canzone italiana si può fraintendere il significato per uno dei seguenti motivi:

  • Non parla d’amore (non è difficile da capire come argomento visto che il 90% delle canzoni nostrane parla di quello)
  • E’ di Ligabue (quelle non hanno assolutamente senso: provate a fare una parafrasi)
  • E’ di Caparezza (ogni suo album diventa sempre più complesso e credo che se continui questo trend tra un po’ canterà in algoritmi in Klingon)

Per quelle inglesi, almeno per me, è diverso: non sempre mi sbatto a cercare il significato e non sempre capisco il testo ascoltandolo quindi mentalmente me ne invento il significato.

Ad esempio, c’è una canzone dei Creedence molto famosa intitolata “Fortunate Son” e se non mi fossi messo a fare qualche ricerca non avrei mai saputo che era un inno contro la guerra del Vietnam; pensavo parlasse di una famiglia con un figlio tipo Gastone de Paperoni!

Chiudo citando il frontman degli Oasis che parlando di “Don’t look back in anger” diceva: «Vedo i ragazzi sotto il palco urlare abbracciandosi e mi viene voglia di lasciare la chitarra e chiedere loro di aiutarmi a capire quel che ho scritto, perché nemmeno io lo so».

Lascio trarre a voi le conclusioni (anche perché, dopo aver riletto il post non sapevo come chiuderlo e l’alternativa era “e voi cosa ne pensate?” ma se nessuno ti risponde fai una figura di merda).


Le 2 nius


Al momento sono due le notizie che hanno attirato la mia attenzione: la Super Lega e Grillo che difende il figlio.

Della Super Lega c’è poco da dire: i grandi Big del calcio, indebitati da un sistema malato e dalla pandemia, hanno deciso di farsi una sorta di campionato tutto loro in cui i fondatori sono partecipanti di diritto sempre e, se non ho capito male, ci sono (scarsissime) possibilità di partecipazione non fissa per altri club, non si sa in base a che parametri.

In questa super Lega ci sarebbero maggiori benefit economici e la lega dove tutti stanno giocando ora (se non erro la FIFA) si è incazzata in quanto si troverebbe senza i club più forti che andrebbero appunto in Super Lega.

Quindi il calcio passerebbe a un mero modello di business, come se non lo fosse già da anni. Tutti si lamentano di sta cosa, ma quelli che si lamentano sono quelli che, anche in piccola parte, hanno foraggiato il sistema che ormai è al punto del collasso.

Dal mio punto di vista, senza rischiare di essere troppo didascalico, devo dire che non me ne frega un cazzo se non per quanto riguarda Pes e non vorrei mi cambiassero le squadre. Poi, facciano quello che vogliono.

L’altra invece riguarda Grillo.

Vi ricordate quando i 5 stelle erano quella ventata di freschezza che avrebbe dovuto cambiare il panorama politico?

(ehm…. vi ricordate vent’anni prima quando la Lega era quella ventata di freschezza che avrebbe dovuto cambiare il panorama politico? Che brutte cose, ragazzi).

Oggi (ieri) per me Grillo ha messo la pietra tombale sui valori dei cinque stelle.

Cosa è successo? Il figlio va a processo accusato di aver stuprato con gli amici una ragazza. E Grillo, a difesa del figlio si straccia le vesti dicendo che se fosse stato colpevole, doveva essere arrestato subito e non andare in tribunale per un processo.

A quanto ne so, e non seguo attivamente la politica come anni fa e ci tengo a chiarirlo, le sue posizioni erano diametralmente opposte nei confronti dei politici. Per carità, sono sempre stato d’accordo sulla sua linea specialmente su Berlusconi, ma essere garantista solo perché si tratta di tuo figlio proprio non lo accetto.

Non c’è niente di male ad andare a processo, anzi, è anche meglio. Uscire assolto nel merito significa che per la giustizia non sei colpevole, e non ci vedo un’onta in ‘sta cosa.

Aver paura di un processo, è aver paura di essere colpevole, quindi qualcosina di marcio c’è. Un po’ come ha fatto per anni il buon vecchio Silvio.

Staremo a vedere come va a finire.


Spesa pipì e Pinocchio


Non è facile in questo periodo di Covid trovare ogni giorno nuovi stimoli per scrivere qualcosa: fondamentalmente, nel privato, succedono meno cose.

Ragion per cui, anche a me, succede meno. E ho meno da raccontare: quindi userò un trucco che usavo quando postavo dall’edicola: iniziavo a scrivere, mi lasciavo trasportare dal flusso e alla fine, qualcosa saltava sempre fuori (tranne quando qualche cliente aveva voglia di rompere le scatole e mi faceva passare la poesia).

Succede poco, dicevo, ma qualcosa succede. Qualcosa siamo obbligati a fare. Un esempio è la spesa, e l’ho fatta con Katia e con Giulia questa mattina.

Quando dobbiamo fare la spesa “grossa” andiamo all’Iper Tosano che ha veramente i prezzi migliori ed è abbastanza vicino a casa nostra; da contro, vista la convenienza è spesso affollato, cosa che in questo periodo non è proprio il massimo della gioia. L’iper Tosano ha anche un’altra pecca: le corsie sono molto strette quindi spesso bisogna ripescare i ricordi della scuola guida per gestire le precedenze altrimenti ci si scontra con i carrelli.

Con una bambina piccola non è semplicissimo fare la spesa “grossa”. Se per le piccole spese non è un problema (o va Katia e io bado a lei, o la porta con se) per arrivare alla soluzione ottimale ci abbiamo messo mesi.

Le prime volte portavamo il passeggino, ma questo occupava tutto il baule della mia auto (non ho un Hummer!) e i sedili anteriori erano occupati dalle borse e, in minima parte, da Katia che si appiattiva in un angolo. Il sedile anteriore è ormai da mesi proprietà di Giulia che, essendo la bambina più buona del mondo, dopo 5 minuti di automobile si assopisce.

Poi abbiamo utilizzato il marsupio ma è stata una soluzione di breve durata: i bambini piccoli crescono ad una velocità impressionante (finché non ne hai non lo puoi capire) e presto si è resa necessaria la fascia.

La fascia non è altro che una fascia (ma va?) che, una volta legata attorno al corpo in una maniera che ha un chè di magico e che non ho mai capito, tiene il poppante attaccato al corpo, stabile e comodo.

Ovviamente stamattina era in lavatrice quindi abbiamo preso 2 carrelli e messo Giulia nel seggiolino della macchina all’interno di uno di essi. Nell’altro la spesa.

Sebbene Giulia che, ripeto, è la bambina più buona del mondo sia sia presto addormentata, girare per le microcorsie con 2 carrelli non è proprio così agile e benché Katia scivolasse agile tra la gente come una massaia ben navigata al mercato cittadino io ero spesso a disagio e cominciavo a sudare non appena c’era qualcuno dietro di me che voleva passare.

Mi scappava anche la pipì.

Ho chiesto a mia moglie di badare a entrambi i carrelli mentre io avrei varcato l’apposita uscita senza spesa per andare nel bagno del centro commerciale mentre lei mi avrebbe atteso con spesa e prole.

Ovviamente ho sbagliato uscita: era quella d’emergenza e quando, con la disinvoltura di Ronaldinho mentre dribblava un difensore, ho aperto il cancello è suonato l’allarme, una cassiera mi ha cazziato dandomi del lei, e molte facce si sono girate verso di me per sottolineare con sguardi torvi il fatto che sono un coglione.

Bè, alla fine ho evitato di fare la pipì perché avevo paura di fare altre figure, ma vorrei tranquillizzare tutti i lettori: l’ho fatta dopo aver pagato e, mentre svuotavo la vescica, Katia ha pensato bene di buttare un euro nelle macchinette che, con un braccio meccanico se hai fortuna, ti fanno vincere un peluche, o comunque qualche puttanata.

E che cazzo, ha pure vinto un pupazzo di Pinocchio. Io in 38 anni di vita ho vinto solo un pacchetto di Marlboro Light in seconda media in quelle macchinette lì e le dovetti pure nascondere a scuola per paura che i miei me le trovassero.

Adesso il Pinocchio è di proprietà di Giulia che guardandolo esclama soddisfatta “Dheee”.


Che odio / Che apprezzo #1


Una cosa che odio.

Quando sto ascoltando la playlist di spotify di un determinato artista in maniera random e quando finisce una canzone live riparte la stessa canzone non live.

Una cosa che apprezzo.

Quando, alla fine di un pranzo, l’ultimo boccone di pane corrisponde all’ultimo boccone di ciò che sto mangiando.


La mia su LOL


Non sono un tipo che ama cavalcare l’onda e invasarsi di qualcosa nel momento in cui questa è di moda. Infatti ho aspettato 10 anni a leggere tutta la saga di Harry Potter (con l’unico risultato di invasarmene 10 anni dopo).

Ho fatto, ovviamente, delle eccezioni nel corso degli anni, ad esempio con Game of Thrones e con Lost.

Ho sentito parlare di LOL da tutti, ero incuriosito e ho deciso di guardarlo; dapprima con calma, poi freneticamente per cercare di dribblare ogni tipo di spoiler che potessi trovare sui social.

Ma per dire la mia, ho voluto aspettare qualche giorno, in maniera tale che si raffreddasse l’hype che il programma ha generato.

Partiamo dalla parte in controtendenza: Lillo non mi ha fatto ridere. E non solo nel programma, MAI. Nemmeno negli show con Greg ho mai avuto la parvenza di un minimo sorriso. A mio avviso, a prescindere dalla professionalità che è indiscutibile, la sua è una comicità povera e banale, senza capo ne coda.

Tutt’altra storia Elio cui sono bastate poche battute per essere pungente e dimostrare che la sua comicità è ricercata ma al tempo stesso gli permette di fare il coglione. E’ secondo me il vincitore morale.

Non voglio fare la disamina di tutti i comici, che palle, quindi darò solo qualche altra opinione generica, giusto per togliermi il fardello del tenerle per me e per non farlo su Facebook dove quasi sicuramente scatenerei una discussione che non avrei voglia di seguire per più di 30 secondi.

Il professionista indiscusso è Pintus, che pur non facendomi ridere si è dimostrato un gran professionista, capace di coinvolgere e intrattenere sfruttando appieno tutte le tempistiche della comicità.

Chiudo con Matano che non è un comico. Considero Matano un, come si può dire, simpaticone: è la persona che se sei in compagnia ti fa scompisciare con le sue cazzate per il semplice fatto che è stupido (in senso buono, ovvio) ma credo che se si trovasse su un palco ad improvvisare si troverebbe in gran difficoltà.

Tutti gli altri, non mi hanno fatto nè caldo nè freddo.

Forse un po’ di freddo mi è venuto per la conduzione, troppo artefatta e costruita e con un Fedez inadeguato per quel ruolo.

Oooh, è un sollievo aver detto tutto ed essermi tolto un peso.


BaglionJovi


Non è che adesso bisogna per forza prendersi bene che sto scrivendo con una parvenza di regolarità: sono quasi sicuro che a breve mi stuferò e per anni lascerò a far la muffa il blog (che tra l’altro era il più letto di Chiari).

Ad ogni modo mi trovavo a postprodurre delle fotografie e, siccome quel tipo di lavoro non abbisogna di concentrazione, mi sono trovato ad ascoltare un po’ di musica dando fiducia all’algoritmo di Spotify.

Inizialmente l’algoritmo mi proponeva cose poco interessanti (probabilmente ero poco ricettivo io), ma poi, tra il calderone del “potrebbe piacerti” è saltato fuori dal cilindro l’ultimo album di Bon Jovi, e mi sono detto: “ok caro idolo di quei teen ager che ora superano i 40, vediamo come ti sei ridotto”.

Bon Jovi, quando ero alle medie, era il top della figaggine (a parte il petto super peloso che poi ha, giustamente, depilato). Ricordo che l’album “These days” me l’ero ascoltato a ripetizione: possedevo addirittura il compact disk il che significa che avevo fatto economia di paghette settimanali per potermelo permettere.

Per non parlare dei suoi video: in quell’epoca ti accontentavi di quello che passava al convento, e il convento era MTV. I suoi video erano ben fatti e ricordo che quello di “Lie to me” mi aveva colpito particolarmente: mi volevo sentire come il protagonista: adolescente figo (per i canoni dell’epoca, ora sarebbe solo un tamarro) che girava da solo di notte in una città americana i cui bassifondi erano (curiosamente) pieni di giovani.

E poi il tipo verso fine video toccava una tetta a una ragazza e quella cosa, essendo io preadolscente e youporn non esisteva, aveva creato fantasie inenarrabili.

Vi ho postato anche lo screen per farvi capire che nei 90′ per ingrifare le persone non c’era bisogno di categorie come LATEX o FOURSOME.

Ma questo è un altro mondo, torniamo a Bon Jovi.

La prima cosa che ho notato è che si è trasformato in Claudio Baglioni. Non nel cantare, ma proprio di faccia.

Per fortuna non ho trovato una cover di “Notte prima degli esami”: Baglioni non mi è mai piaciuto e gli esami me lo sogno tutt’oggi (cosa inquietante visto che la maturità l’ho fatta quando da poco eravamo passati dalla lira all’euro).

Che poi, mi hanno fatto notare che “Notte prima degli esami è di Venditti”. Non mi è mai piaciuto nemmeno Venditti quindi lo confondo con Baglioni. Checcazzo.

Vado subito al dunque perché, noto che non scrivendo da tempo, ho perso il dono della sintesi: l’album 2020 di Bon Jovi mi ha parzialmente deluso. In primis perché nella maggior parte è composto da ballate, e queste sono abbastanza insipide.

Nulla contro le ballate: anche gli Aerosimith in Permanent Vacation ci hanno buttato dentro un “Angel” ma lì ci sta: è un una tantum e poi è una roba che ti rimane in mente. Quelle di JBJ no. Stufano.

Mentre avevo afferrato le forbici da ufficio per trapanarmi i timpani è partito il quarto brano che nonostante il titolo tristissimo (Beautiful Drug) mi ha ricordato i ritmi rockettari del Bonjovi col petto villoso e ho aspettato a farla finita.

Non so se ho fatto bene perché l’album scorre via tra alti e basse senza lasciare nulla di memorabile (oh, magari i testi sono bellissimi ma non mi sono sbattuto a cercar nulla).

Una cosa molto positiva c’è stata però: il chitarrista mi è piaciuto molto e pure i suoi assoli. Io che sono curiosone me lo son pure cercato: è tale Phil X, che a quanto narra Wikipedia:

“È principalmente noto per la sua attività di recensore di chitarre e amplificatori, session man e turnista che lo ha portato negli ultimi anni ad esibirsi sui più grandi palchi del mondo con i Bon Jovi, per rimpiazzare l’improvvisa uscita dalla band del chitarrista titolare Richie Sambora per poi, successivamente, sostituirlo in pianta stabile.
Attualmente è anche frontman della sua band, i Drills.”

Bè, i Drills li sto ascoltando è sembrano carini, a differenza di Bon Jovi che un po’ mi ha deluso. Poi, per carità, sono passati tanti anni, è cambiato lui, sono cambiato io ed è cambiata pure la musica.

Non te ne faccio una colpa Bon Jovi, ti voglio ancora bene. Anche al tuo petto peloso.


No, dai.


Cioè, veramente: per quale motivo dopo 3 anni che non scrivevo 2 persone hanno deciso di seguire il mio Blog (che tra l’altro era il più letto di Chiari)?

Cosa vi va pensare che ci sarà qualcosa da seguire? Che avrò la costanza di scrivere? Che avrò argomenti?

Non ne ho, non so cosa dire, e fino ad ora non ho visto nessuno stracciarsi le vesti per un mio ritorno nella blogosfera (però, a dire il vero, non ho guardato proprio bene).

Ecco, nel lamentarmi di qualcosa, ho fatto un altro post.

Proprio come tanti anni fa.


Era da tempo che


La cosa più complessa è stato trovare la password per entrare in WordPress, tipo 3 anni e mezzo dopo dall’ultima volta che ho avuto l’ardire di scrivere qualcosa.

La seconda è trovare l’incipit per partire, ma a quanto pare, ci sono riuscito.

Sono qui perché oggi è una data importante: 17 anni fa aprivo l’edicola.

RIPETO: 17 anni fa.

DICIASSETTE.

Sembrava ieri che entravo e che l’allora ex titolare mi faceva conoscere i clienti e mi spiegava come si faceva e sono passati 17 anni di quella che ormai vedo come un’altra vita.

Cioè, pensavo di essere un uomo vissuto e avevo avevo quasi 22 anni. Se dovessi rivedere il me di 22 anni che pensava di essere un uomo vissuto oggi lo guarderei con lo stesso disprezzo di un trentasettenne vissuto che guarda uno di 22 anni che crede di essere un uomo vissuto. Cioè male.

Però quella strada, mi ha portato ad essere qua e ne sono felice, anche se l’edicola mi manca. Mi manca il fatto di avere una routine, tra cui scrivere sul blog (che tra l’altro era il più letto di Chiari), vedere i clienti, andare su Windows live Messenger nei tempi morti per chattare con gente che ora non so nemmeno che fine abbia fatto. Tra l’altro, quanto è vecchio pensare che passavamo ore su Messenger, mio Dio.

Magari avrei apprezzato maggiormente l’aiuto dei miei genitori invece di fare il rompicazzo, ma queste cose si capiscono crescendo si capisce, e non è solo un modo di dire, l’importanza delle cose solo quando non le si ha più.

Ma direi anche basta con sta nostalgia, e vi aggiorno su di me.

L’ultima volta avevo scritto che avevo una bella fidanzata nuova e che avevo perdonato Gilardino; ebbene adesso non è più così (per la morosa). E’ ancora bella solo che ora è mia moglie e sette mesi fa abbiamo avuto una bellissima bambina la cui prima parola è stata “TETTE”, quindi sono sicuro che qualcosa l’ha preso dal padre.

Per quanto riguarda Gilardino, a quanto pare sta perdendo i capelli, quindi, nonostante l’abbia perdonato, ora è il mondo che lo sta punendo.

Ora che ho scritto mi sento meglio, se avete qualcosa da dirmi, sapete dove trovarmi.